Un vecchio magazzino all’interno delle mura di Padova, dimenticato anche dagli abitanti del quartiere, si trasforma in una galleria d’arte contemporanea.
Una salita, un muro consumato, tubi di ogni genere, lucernari e aerotermi si adeguano ora ad essere apparato scenico per il contenitore d’arte.
La scelta progettuale è legata al rispetto dell’esistente: il manufatto dal carattere industriale cambia aspetto lasciando trasparire ciò che era e guida esso stesso il proprio riutilizzo, un vero “loft”.
Un prolungamento del portico, un invito, che si traduce in un pavimento dal colore sordo e metallico, preludio a una luce dalla musicalità diversa e in alzato diventa una nicchia bianca che contiene un oggetto importante.
Dall’esterno l’occhio vaga dietro al vetro di ingresso, su per la rampa e poi in fondo, fino a rimbalzare su due cortine in legno grezzo e finire sullo sfondo del muro in mattoni.
Il percorso visivo è cadenzato da un susseguirsi di linee di luce zenitale che interrompono l’opacità del soffitto, da un filare di pilastri addossati al muro e dalle macchie di colore date unicamente dalle opere d’arte, unici oggetti “parlanti” nell’ambiente di un bianco asettico.
Il mio obiettivo è stato quello di creare un contesto architettonico in cui il visitatore, libero da ogni costrizione, sia attirato verso i quadri esposti alle pareti, in un dialogo del tutto personale con l’arte, che indubbiamente fa da protagonista.